martedì 26 giugno 2007

La norma UNI 7129 terza edizione: II° e ultima parte




Posa interrata

Nei tratti interrati, le tubazioni di acciaio possono essere giuntate tramite saldatura di testa per fusione oppure mediante raccordi filettati, tenendo presente che le giunzioni filettate non devono essere obbligatoriamente collocate in pozzetti. Le tubazioni di rame, nei tratti interrati, devono invece essere collegate esclusivamente tramite appositi raccordi con giunzione capillare con brasatura.


Nei tratti interrati, le tubazioni metalliche, di acciaio o di rame, devono essere adeguatamente protette contro la corrosione indotta dal terreno. La difesa consiste nel rivestire tali tubazioni con idonei materiali protettivi e nel separare elettricamente, tramite giunti dielettrici, il tratto di tubazione metallica (di acciaio o di rame) interrato da quello esterno in vista.
Nei tratti interrati, la protezione passiva delle condutture di acciaio può essere ottenuta tramite rivestimento esterno e interno a base di bitume o catrame (UNI ISO 5256) oppure con rivestimento esterno in polietilene applicato per estrusione (UNI 9099) o infine con rivestimento esterno di polietilene applicato per fusione (UNI 10191).
Le condutture di rame interrate vengono protette tramite un rivestimento esterno costituito da materiali plastici applicati per estrusione, secondo UNI 10823.
Durante la posa, si deve provvedere a ripristinare il rivestimento protettivo contro la corrosione nei tratti di tubazione dove è stato interrotto per eseguire giunzioni o inserire curve o pezzi speciali. Ciò deve essere fatto fasciando accuratamente la condotta, prima del rinterro, con bende o nastri le cui caratteristiche di idoneità devono essere appositamente dichiarate dal produttore.

I giunti dielettrici isolano galvanicamente i tratti di tubazione metallica interrati da quelli fuori terra e costituiscono un ulteriore fattore di protezione contro la corrosione, insieme con il rivestimento protettivo. E’ opportuno prevederli anche per la protezione contro la corrosione dei tratti di tubazione metallica di allacciamento al tubo di polietilene interrato. I giunti dielettrici devono essere collocati immediatamente a filo del terreno, nei punti dove la tubazione metallica esce fuori terra. Sono idonei i tipi monolitici, secondo UNI 10284 o UNI 10285, costituiti da un tronchetto di acciaio dello stesso diametro della tubazione, rivestito di materiale isolante.
La norma UNI 7129/01 prevede l’obbligo della presenza del nastro di segnalazione anche per le tubazioni metalliche interrate e non solo per quelle di polietilene. Il nastro deve essere di colore giallo segnale (RAL 1003) e deve venire collocato sopra la tubazione, ad una distanza, misurata in verticale, di almeno 30 cm da essa. Con lo stesso colore giallo segnale si deve contraddistinguere anche il tratto di tubazione che fuoriesce dal terreno, per almeno 7 cm.
Lungo il percorso delle condutture interrate è necessario disporre dei riferimenti esterni in numero sufficiente a fare in modo che la tubazione del gas possa essere individuata in ogni situazione. A chiarimento di quanto sopra la norma UNI 7129/01 precisa che la prescrizione può essere soddisfatta, ad esempio, collocando sui vicini muri apposite targhette recanti la distanza e la profondità della tubazione oppure disponendo sulla verticale della tubazione e lungo la stessa dei pilastrini di riferimento.

APPARECCHI A GAS
Modalità di ubicazione<


Gli apparecchi a gas sono classificati, in base alla norma UNI 10642, in funzione del metodo di prelievo dell’aria comburente e di scarico dei prodotti della combustione. Ai sensi della L.46/90, le ditte installatrici hanno l’obbligo di eseguire gli impianti a regola d’arte, adottando unicamente materiali e componenti costruiti a regola d’arte.
I componenti soggetti ad almeno una direttiva europea devono essere dotati di marcatura CE. Dunque, la presenza della marcatura CE su un apparecchio a gas fornisce all’installatore la garanzia che quel dato apparecchio è a regola d’arte in quanto risulta conforme alle prescrizioni di sicurezza della vigente legislazione tecnica italiana che recepisce tutte le direttive europee ad esso applicabili.

Un apparecchio a gas deve rispondere a diverse direttive europee. La più importante è la direttiva gas, recepita in Italia con il DPR 15 novembre 1996 n° 661 (S.O.G.U. n° 302 del 27/12/96) - Regolamento per l’attuazione della Direttiva 90/396/CEE concernente gli apparecchi a gas. In particolare, una caldaia a gas deve anche rispondere alla direttiva rendimenti, recepita con il DPR 15 novembre 1996 n° 660 (S.O.G.U. n° 302 del 27/12/96) - Regolamento per l’attuazione della direttiva 92/42/CEE concernente i requisiti di rendimento delle nuove caldaie ad acqua calda, alimentate con combustibili liquidi o gassosi.

Apparecchi di tipo A


Gli apparecchi a gas di tipo A (norma UNI 10642) sono apparecchi non previsti per il collegamento a canna fumaria o a dispositivo di scarico dei prodotti della combustione all’esterno del locale di installazione. Il prelievo dell’aria comburente e lo scarico dei prodotti della combustione avvengono nel locale d’installazione.
Per poter essere installati in un ambiente abitato tali apparecchi devono: essere conformi alle prescrizioni di sicurezza indicate dal DM 30 ottobre 1981 dell’allora Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato “Prescrizioni di sicurezza per l’uso di apparecchi a gas, funzionanti senza scarico esterno dei prodotti della combustione” essere muniti di un dispositivo di controllo dell’atmosfera ambiente oltre che di un dispositivo di sicurezza per l’accensione e contro lo spegnimento (del tipo AAS - atmosphere safety); essere installati rispettando tutti i vincoli imposti dalla norma UNI 7129.
Per esigenze di coerenza con la normativa europea i nuovi limiti di portata termica degli apparecchi di tipo AAS sono i seguenti: scaldacqua istantanei a prelievo diretto, di portata termica nominale non maggiore di 11,7 kW (UNI EN 26) scaldabagni ad accumulo a prelievo diretto (EN 89), di capacità utile fino a 50 I di acqua e di portata termica nominale non maggiore di 4,65 kW, apparecchi indipendenti per il riscaldamento ambientale di portata termica nominale non maggiore di 4,2 kW (UNI EN 449 e EN 613) altri apparecchi a gas con portata termica nominale non maggiore di 2,9 kW, esclusi gli apparecchi di cottura.

In tutti i casi in cui si fa riferimento alla portata termica, la norma precisa che essa deve essere intesa come portata termica nominale, che è il valore dichiarato dal costruttore.

La norma vieta l’installazione degli apparecchi di tipo AAS nei locali doccia e nei locali adibiti a bagno e a camera da letto e richiede che entrambe le aperture praticate sulla parete esterna del locale d’installazione siano del tipo permanente e, ciascuna, della sezione minima di 100 cm2. Una delle due aperture, quella di ventilazione, che ha la funzione di far affluire l’aria comburente, deve essere disposta nella parte bassa della parete esterna. L’altra apertura, di aerazione, che svolge la funzione di evacuare i prodotti della combustione, deve essere aperta nella parte alta della parete esterna.
Le prescrizioni valgono per tutti gli apparecchi di tipo A, indipendentemente dal tipo di gas combustibile adottato.

Apparecchi di tipo B


Gli apparecchi a gas di tipo B (norma UNI 10642) sono quegli apparecchi previsti per il collegamento a canna fumaria o a dispositivo di scarico dei prodotti della combustione all’esterno del locale in cui l’apparecchio è installato. Il prelievo dell’aria comburente avviene nel locale d’installazione mentre lo scarico dei prodotti della combustione avviene all’esterno del locale stesso.
Secondo la norma UNI 7129/01, tali apparecchi possono essere installati in ambienti abitati solo se del tipo BBS (Blocked safety), ossia se sono muniti di dispositivo di controllo del corretto scarico dei prodotti della combustione che interviene in presenza di ostruzione totale o parziale del camino.

La norma prescrive che un apparecchio di tipo BBS non può essere installato in un locale in cui sia presente un caminetto a legna aperto e privo di propria apertura di afflusso dell’aria.
Giova però ricordare che la norma UNI 10683, relativa ai requisiti di installazione dei generatori di calore a legna, pur non essendo tra le norme recepite ai sensi della L.1083/71, prescrive che nello stesso locale d’installazione di un caminetto a legna, con o senza propria apertura di afflusso dell’aria possano essere installati unicamente apparecchi a gas di tipo C. Addirittura, in caso di installazione di un apparecchio di tipo B o di una cappa in un locale adiacente e comunicante con il locale d’installazione di un caminetto a legna, secondo la norma UNI 10683 tali apparecchi a gas non possono essere utilizzati in contemporanea con il caminetto a legna qualora vi sia il rischio che uno dei due locali venga messo in depressione rispetto all’altro.
Sempre secondo la UNI 10683, solo se il locale è adibito a cucina, insieme al caminetto a legna è ammessa la presenza di apparecchi di cottura, purchè dotati di cappe a tiraggio naturale. Le cappe munite di estrattore sono ammesse solo se previste dal costruttore del caminetto a legna e seguendo le relative istruzioni.


Apparecchi di tipo C


Gli apparecchi a gas di tipo C (norma UNI 10642) sono quegli apparecchi il cui circuito di combustione (prelievo aria comburente, camera di combustione, scambiatore di calore e scarico dei prodotti della combustione) è a tenuta rispetto al locale in cui l’apparecchio è installato. Il prelievo dell’aria comburente e lo scarico dei prodotti della combustione avvengono direttamente all’esterno del locale.
La norma UNI 7129/01, come le edizioni precedenti, non prevede alcuna restrizione alla possibilità di installazione degli apparecchi di tipo C negli ambienti abitati. Tuttavia, siccome tali apparecchi sono collegati all’impianto del gas tramite raccordi con giunzioni filettate (tipico è l’allacciamento al rubinetto), la loro installazione può avvenire solamente in locali naturalmente o artificialmente aerabili.

Dispositivi di sicurezza


I dispositivi di sicurezza, di controllo e di regolazione automatica di un apparecchio utilizzatore possono essere modificati solamente dal costruttore e sotto sua responsabilità (dai centri di assistenza). Sia l’installatore che il fornitore dell’apparecchio a gas non possono assolutamente manomettere tali dispositivi.

Collegamento degli apparecchi


Gli apparecchi utilizzatori possono essere collegati all’impianto fisso con tubi flessibili di acciaio inossidabile a parete continua, muniti di estremità filettate, di cui alla norma UNI 9891.
La norma UNI 7129/01 ammette il tipo dotato, ad una estremità, di raccordo maschio, filettato UNI ISO 7-1, per il collegamento all’impianto e, all’altra estremità, di raccordo a dado girevole femmina, filettato UNI ISO 228-1, per il collegamento all’apparecchio.

MESSA IN SERVIZIO Messa in servizio dell’impianto


La procedura di messa in servizio dell’impianto riguarda tutto l’impianto interno (apparecchi utilizzatori esclusi) e dovrebbe essere condotta nel rispetto della seguente procedura:
aprire finestre e porte ed evitare la presenza di fiamme libere e/o scintille;
aprire il dispositivo d’intercettazione del contatore e lasciare che il gas, entrando, spurghi l’aria contenuta nelle tubazioni dell’impianto interno e negli apparecchi; procedendo apparecchio per apparecchio, aprire pertanto sia il rubinetto d’impianto sia quello dell’apparecchio;
chiudere i rubinetti d’impianto presenti immediatamente a monte degli apparecchi e controllare che non vi siano fughe di gas. Durante 10 min il contatore non deve segnare alcun passaggio di gas. In caso contrario le fughe devono essere individuate con soluzione saponosa o prodotto equivalente ed eliminate, ripetendo successivamente il controllo, fino ad ottenere il risultato positivo.

Messa in servizio degli apparecchi


Per la messa in servizio degli apparecchi utilizzatori, dopo aver attivato l’impianto, chiudere tutti i rubinetti degli apparecchi e aprire i rubinetti d’impianto, installati a monte di ciascun apparecchio. Quindi, procedendo apparecchio per apparecchio:
controllare che dai raccordi di collegamento all’impianto non vi siano perdite di gas. Il controllo consiste nel verificare che in un arco di tempo di 10 minuti il contatore non segnali alcun passaggio di gas. Se così non fosse, le perdite devono essere individuate con un liquido tensioattivo e le cause eliminate. Dopo l’intervento di riparazione, il controllo deve essere ripetuto procedendo fino a quando si è certi di avere eliminato tutte le perdite;
accendere i bruciatori e controllarne la regolazione;
verificare che gli apparecchi e gli eventuali dispositivi di sicurezza funzionino correttamente, secondo le vigente normativa e in conformità a quanto indicato dal costruttore, sul libretto di istruzioni;
controllare che il locale d’installazione degli apparecchi sia correttamente ventilato, secondo le prescrizioni della norma; controllare l’efficienza del sistema fumario.
Se anche uno soltanto dei controlli sopra previsti dovesse dare esito negativo, l’impianto non deve essere messo in servizio.

Verifica di efficienza del sistema fumario


Per la verifica di efficienza dei sistemi fumari funzionanti in depressione e asserviti ad apparecchi a camera aperta e a tiraggio naturale, si deve dapprima preparare il locale in modo da crearvi la massima depressione possibile e generare azioni di disturbo al funzionamento fluidodinamico dell’apparecchio il quale dovrà funzionare nelle peggiori condizioni possibili per lo scarico dei prodotti di combustione.
Allo scopo: si chiudono le porte e le finestre dell’intera unità immobiliare nella quale è installato l’apparecchio sotto prova;
se nello stesso locale d’installazione dell’apparecchio e in quelli comunicanti vi sono camini o condotti di scarico aperti e non utilizzati, essi devono essere tappati;
si mettono in funzione, alla massima portata termica, tutti gli apparecchi a camera aperta, esclusi solamente quelli a circuito di combustione stagno, e i caminetti aperti a legna eventualmente presenti nel locale d’installazione dell’apparecchio in prova e in quelli comunicanti;
si mettono in funzione, alla massima potenza, gli estrattori, le cappe elettriche aspiranti ed ogni altro dispositivo che, durante il suo funzionamento, può sottrarre aria comburente e creare depressione nel locale di installazione dell’apparecchio in prova.
Si accende infine l’apparecchio a camera aperta e a tiraggio naturale portandolo alla sua portata termica effettiva e mantenendolo a quella potenza per tutto il tempo richiesto allo svolgimento della prova. Dopo aver atteso per un periodo di tempo di almeno 10 minuti, si inizia la verifica.
Si esegue dapprima il controllo visivo delle caratteristiche di combustio-ne dell’apparecchio valutando la conformazione, geometria e colorazione della fiamma;
ci si accerta che nel locale non vi sia riflusso dei prodotti della combustione;
la verifica può essere condotta accostando degli appositi attrezzi o strumenti lungo il perimetro dell’interruttore di tiraggio dell’apparecchio, nei punti di congiunzione tra i vari elementi del canale da fumo o del condotto di scarico diretto in atmosfera, e in prossimità dell’imbocco alla canna fumaria;
se la prova di assenza di riflusso dimostra, senza ombra di dubbio, l’assenza di fuoriuscita dei prodotti della combustione nel locale, si procede con la verifica di tiraggio del camino la quale verrà eseguita inserendo la sonda del deprimometro immediatamente a valle dell’interruttore di tiraggio, in corrispondenza dell’apposito foro presente nel canale da fumo.

VENTILAZIONE DEI LOCALI


Il capitolo della ventilazione dei locali, nella norma UNI 7129/01, non varia rispetto all’edizione precedente.
Secondo la norma, la sezione libera netta delle aperture di ventilazione, calcolata in funzione della potenza termica degli apparecchi, deve essere opportunamente maggiorata nei seguenti casi:
assenza delle termocoppie sui bruciatori dei piani di cottura, ubicazione delle aperture di ventilazione nella parte alta della parete esterna e presenza di estrattori.
Purtroppo, quando le aperture di ventilazione sono soggette a più maggiorazioni, il loro ordine di applicazione influenza il risultato della sezione netta finale. Sarebbe allora opportuno che tale ordine venisse precisato. Ad esempio potrebbe essere il seguente:
1°) raddoppio per l’assenza dei dispositivi di sicurezza sugli apparecchi di cottura;
2°) maggiorazione del 50 % per la collocazione dell’apertura di ventilazione nella parte alta della parete esterna (vietata per il GPL);
3°) maggiorazione per la presenza dell’estrattore o della cappa aspirante.
E’ bene ricordare che in caso di impiego del GPL, che è un gas pesante, l’apertura di ventilazione deve essere obbligatoriamente collocata a quota prossima al pavimento. Pertanto non può essere disposta, maggiorandola, sulla parte alta della parete esterna.
In caso di ventilazione naturale indiretta, la norma UNI 7129 non prevede che l’apertura di ventilazione del locale adiacente debba essere maggiorata se si trova nella parte alta della parete esterna. Questo vale per i soli gas leggeri.
In caso di GPL, l’apertura di ventilazione deve essere rigorosamente ubicata a filo del pavimento.

EVACUAZIONE FORZATA DELL’ARIA VIZIATA


Nei locali in cui sono installati gli apparecchi a gas, oltre all’immissione di aria comburente ed alla evacuazione dei prodotti della combustione, può essere necessario effettuare anche l’evacuazione dell’aria viziata. In tal caso si dovrà provvedere ad immettere nell’ambiente una pari quantità di aria pulita.
L’evacuazione meccanica dell’aria viziata non può mai sostituirsi, se non in casi espressamente previsti dalla norma, al sistema di evacuazione dei prodotti della combustione e deve svolgersi nel rispetto di determinate regole.
In un locale dove sia installato solo un apparecchio di cottura a gas l’evacuazione dei prodotti della combustione del piano di cottura può essere effettuata dallo stesso estrattore dell’aria viziata. In tal caso la norma non obbliga a maggiorare le aperture di ventilazione per tenere conto della presenza dell’elettroventilatore. Come ulteriore condizione, però, richiede che negli eventuali locali adiacenti e direttamente comunicanti siano presenti unicamente apparecchi a gas di tipo C.

SISTEMI DI EVACUAZIONE DEI PRODOTTI DI COMBUSTIONE


La norma UNI 7129/01 precisa che i prodotti ed i componenti impiegati nella costruzione dei camini, dei canali da fumo e dei relativi raccordi devono risultare conformi ai requisiti costruttivi generali previsti dalla norma UNI EN 1443 la quale fissa anche i criteri per la marcatura e per la valutazione della conformità.
In una nota, viene precisato che i camini rientrano nel campo di applicazione della Direttiva prodotti da costruzione:
89/106/CEE che in Italia è stata recepita con il DPR 21 aprile 1993 n° 246:
“Regolamento di attuazione della Direttiva 89/106/CEE” (G.U. n° 170 del 22 luglio 1993), successivamente modificato dal DPR 10 dicembre 1997 n° 499:
“Regolamento recante norme di attuazione della Direttiva 93/68/CEE per la parte che modifica la Direttiva 89/106/CEE” (G.U. n° 21 del 27 gennaio 1998).
Attenzione però che, attualmente, il costruttore non può ancora apporre la marcatura CE sulle canne fumarie in quanto manca la normativa tecnica di riferimento: norme europee armonizzate, norme nazionali riconosciute dalla Commissione europea o benestare tecnico europeo.

Quote di sbocco a tetto


Nessuna novità anche per quanto riguarda la quota di sbocco a tetto di camini e canne fumarie collettive. Secondo la norma UNI 7129 essa deve elevarsi al di sopra della zona di reflusso, per evitare la formazione di contropressioni che impediscono la libera evacuazione dei prodotti della combustione in atmosfera. Detta zona di reflusso dipende dall’inclinazione del tetto.
Si segnala che nel caso di tetto a 30°, l’altezza della zona di reflusso dovrebbe essere corretta a 0,75 m, per raccordarla alla distanza di 1,30 m dal colmo. Infatti: 1,30 x tg(30°) = 0,75 (e non 0,80). Analogamente, l’altezza minima del torrino, a distanza superiore a 1,30 m dal colmo del tetto, deve essere aumentata a 1,25 m (e non 1,20 m).

Posizionamento dei terminali a parete


Nei prospetti che riportano le distanze minime da osservare tra i terminali di tiraggio a parete ed i diversi elementi dell’edificio, sia per gli apparecchi a tiraggio naturale sia per quelli muniti di ventilatore, viene stabilito che il terminale ubicato sotto un balcone praticabile deve essere posizionato in modo tale che il percorso dei fumi, dal punto di uscita del terminale allo sbocco dal perimetro esterno del balcone, deve essere di almeno 2 m.
La norma UNI 7129/01 chiarisce meglio il concetto e aggiunge che nel caso di balcone con parapetto chiuso, nella distanza di 2 m si deve ritenere compresa anche l’altezza del parapetto.

Appendice A


Nell’appendice A, anche se solo informativa, sarebbe auspicabile che in una prossima edizione venissero indicati i limiti di validità della formula suggerita per il calcolo delle perdite di carico e venissero precisati i valori massimi di pressione per i quali risulta ancora corretto il metodo di dimensionamento tabellare proposto dalla norma.


fonte: www.progettogas.it

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